08/05/2018

Nella bella pubblicazione che Teatro degli Acerbi ha dedicato a Soldato mulo va alla guerra si trovano immagini molto curiose di cani in trincea con la maschera a gas, piccioni viaggiatori che trasportavano medicine, messaggi scritti ma anche macchine fotografiche imbragate al petto per prendere foto dall'alto con un timer in autoscatto (invenzione di inizio secolo del farmacista tedesco Julius Neubronner ). Incredibile. In questo lavoro vediamo la storia del soldato Giuseppe Zabert (realmente esistito): piemontese, figlio di mezzadri e seminarista, riceve la cartolina di precetto ed è costretto a partire da Asti per il fronte, la vocazione non lo risparmia. Massimo Barbero offre un'interpretazione generosa e vivida di quel soldato e dell'amicizia profonda con la sua mula, Margherita, che gli sarà compagna di guerra. Che cosa ha legato uomini e animali in quella terribile circostanza? Forse la possibilità di dare e ricevere calore, qualcuno cui affezionarsi, qualcuno da curare e di cui curarsi. Le faticose condizioni in trincea molto avvicinavano gli uomini agli animali, e questa comunanza "essenziale" manteneva accesa l'umanità, grazie a ciò che umano non era. Il testo di Patrizia Camatel è scritto in una bella lingua, piacevole a sentirsi, curata e attenta nella scelta delle parole ma perfettamente coerente con il contesto ruvido, fangoso e scabro in cui Zabert si trova, un poco di dialetto, senza mai indugiare al localismo, similitudini dal sapore contadino, non banali: "Era l'artiglieria, che faceva il cielo scuro come quando arriva la tempesta che ti pela la vigna". Una drammaturgia fluida e ben ordinata. Dal punto di vista registico un paio di passaggi potrebbero forse essere alleggeriti in lunghezza, la scena della granata per esempio, così come manca ancora un po' di disinvoltura nell'occupare la scena, ma lo spettacolo è alle prime repliche e lo spazio dei laboratori alla Casa del Teatro è senza dubbio angusto. La mula Ghitìn e il cane Brisk sono disegnati come personaggi, anzi: quasi come persone. È la loro inconsapevolezza a commuovere, il loro non sapere dove si trovano e perchè. Ma queste sono le domande che anche i soldati si fanno, quando l'assurdità del conflitto si fa sentire più dell'amor patrio e ci si tiene su a cognac e tabacco.

EOLO

 

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